Mi chiamo Bernardo Bernardini e vivo a Ponzano Veneto. Il 19 luglio del 1996 ho avuto un incidente aereo che mi ha causato la rottura di 3 vertebre della schiena. Quando mi sono svegliato in ospedale le mie gambe erano paralizzate. Ero con la mia famiglia quando i medici mi hanno detto che dovevo mettermi il cuore in pace: avevo appena compiuto 19 anni e non riuscivo a credere che sarei rimasto sulla sedia a rotelle per il resto della mia vita. Sono stato operato 2 volte in 3 settimane, mi hanno stabilizzato la colonna mettendomi 2 staffe e 6 viti nella schiena. Poi sono rimasto altri 4 mesi in ospedale per imparare a vivere senza poter usare le gambe.
Uscito dall’ospedale ero deciso a non arrendermi. Ho fatto fisioterapia intensamente, spesso due volte al giorno, e sono riuscito ad abbandonare la sedia a rotelle: adesso potevo camminare con le stampelle e le molle di Codivilla, una tipologia di tutori. Questo mi sembrava un progresso pazzesco anche se la mia autonomia era solo di qualche passo, 20 metri al massimo, per me però era un trionfo, camminavo. Così era già molto meglio di qualsiasi pronostico.
Ho continuato ad impegnarmi duramente ogni giorno e finalmente, dopo un anno e mezzo, ho abbandonato anche le stampelle. Da allora riesco a camminare con il solo aiuto dei tutori alle gambe. Avevo raggiunto una grande vittoria: essere di nuovo autonomo, indipendente. Da quando ho avuto l’incidente faccio i conti ogni giorno con alcuni muscoli delle gambe che sono rimasti totalmente paralizzati e altri che sono irrimediabilmente compromessi. Ho perso il 70% della forza rispetto ad una persona normale, quindi continuo a fare fisioterapia per mantenere al meglio quello che sono riuscito a recuperare
Nel 2012, grazie ad un compagno di squadra della PDM Treviso, team di basket in sedia a rotelle, ho fatto una meravigliosa scoperta: nuovi tutori in carbonio prodotti da una ditta svedese. Con questi riuscivo a camminare meglio, mi sentivo molto più sicuro, così non ho resistito alla tentazione e, dopo 16 anni dall’ultima volta, ho provato a correre. Potevo farlo, ero scoordinato, ma correvo! Ho sempre cercato di conoscere i miei limiti, scoprire fino a dove mi potessi spingere e così ho deciso di intraprendere una sfida che sembrava impossibile: fare una gara di triathlon.
Il triathlon si compone di tre prove: nuoto, bici e corsa. Uno sport completo che ai miei occhi sintetizzava le capacità di movimento di una persona normale. Avevo voglia di dimostrare a me stesso che, anche se non ero normo dotato, con impegno e volontà potevo portare a termine una competizione ritenuta difficile da qualsiasi persona. Mi sono allenato per un anno e ho fatto la mia prima gara di triathlon il 6 luglio 2014: 750 metri di nuoto, 20 km in bici e 5 km di corsa. La competizione si è svolta a Revine Lago in provincia di Treviso. La gioia è stata indescrivibile, ero riuscito a raggiungere un grande obiettivo dopo tanti sacrifici. La mia squadra, il Treviso Triathlon ASD, ha condiviso con me quel momento e alcuni membri hanno corso le ultime centinaia di metri assieme a me per scortarmi al traguardo. È stato straordinario!
Da allora non mi sono fermato: ho partecipato e concluso molte gare, migliorando tempi e prestazioni fino ad arrivare a Pescara per partecipare, in una staffetta, all’Ironman 70.3: ho coperto la distanza di 1900 metri a nuoto in mare aperto e camminato, senza tutori, fino al mio compagno di squadra che mi aspettava per percorrere la frazione in bici.
Per avere un’idea sommaria della difficoltà di fare sport con la mia invalidità, un normo dotato può immaginare di fare le stesse cose che faccio io con uno zaino pesante 20 kg sulle spalle.
Mi chiamo Bernardo Bernardini e vivo a Ponzano Veneto. Il 19 luglio del 1996 ho avuto un incidente aereo che mi ha causato la rottura di 3 vertebre della schiena. Quando mi sono svegliato in ospedale le mie gambe erano paralizzate. Ero con la mia famiglia quando i medici mi hanno detto che dovevo mettermi il cuore in pace: avevo appena compiuto 19 anni e non riuscivo a credere che sarei rimasto sulla sedia a rotelle per il resto della mia vita. Sono stato operato 2 volte in 3 settimane, mi hanno stabilizzato la colonna mettendomi 2 staffe e 6 viti nella schiena. Poi sono rimasto altri 4 mesi in ospedale per imparare a vivere senza poter usare le gambe.
Uscito dall’ospedale ero deciso a non arrendermi. Ho fatto fisioterapia intensamente, spesso due volte al giorno, e sono riuscito ad abbandonare la sedia a rotelle: adesso potevo camminare con le stampelle e le molle di Codivilla, una tipologia di tutori. Questo mi sembrava un progresso pazzesco anche se la mia autonomia era solo di qualche passo, 20 metri al massimo, per me però era un trionfo, camminavo. Così era già molto meglio di qualsiasi pronostico.
Ho continuato ad impegnarmi duramente ogni giorno e finalmente, dopo un anno e mezzo, ho abbandonato anche le stampelle. Da allora riesco a camminare con il solo aiuto dei tutori alle gambe. Avevo raggiunto una grande vittoria: essere di nuovo autonomo, indipendente. Da quando ho avuto l’incidente faccio i conti ogni giorno con alcuni muscoli delle gambe che sono rimasti totalmente paralizzati e altri che sono irrimediabilmente compromessi. Ho perso il 70% della forza rispetto ad una persona normale, quindi continuo a fare fisioterapia per mantenere al meglio quello che sono riuscito a recuperare
Nel 2012, grazie ad un compagno di squadra della PDM Treviso, team di basket in sedia a rotelle, ho fatto una meravigliosa scoperta: nuovi tutori in carbonio prodotti da una ditta svedese. Con questi riuscivo a camminare meglio, mi sentivo molto più sicuro, così non ho resistito alla tentazione e, dopo 16 anni dall’ultima volta, ho provato a correre. Potevo farlo, ero scoordinato, ma correvo! Ho sempre cercato di conoscere i miei limiti, scoprire fino a dove mi potessi spingere e così ho deciso di intraprendere una sfida che sembrava impossibile: fare una gara di triathlon.
Il triathlon si compone di tre prove: nuoto, bici e corsa. Uno sport completo che ai miei occhi sintetizzava le capacità di movimento di una persona normale. Avevo voglia di dimostrare a me stesso che, anche se non ero normo dotato, con impegno e volontà potevo portare a termine una competizione ritenuta difficile da qualsiasi persona. Mi sono allenato per un anno e ho fatto la mia prima gara di triathlon il 6 luglio 2014: 750 metri di nuoto, 20 km in bici e 5 km di corsa. La competizione si è svolta a Revine Lago in provincia di Treviso. La gioia è stata indescrivibile, ero riuscito a raggiungere un grande obiettivo dopo tanti sacrifici. La mia squadra, il Treviso Triathlon ASD, ha condiviso con me quel momento e alcuni membri hanno corso le ultime centinaia di metri assieme a me per scortarmi al traguardo. È stato straordinario!
Da allora non mi sono fermato: ho partecipato e concluso molte gare, migliorando tempi e prestazioni fino ad arrivare a Pescara per partecipare, in una staffetta, all’Ironman 70.3: ho coperto la distanza di 1900 metri a nuoto in mare aperto e camminato, senza tutori, fino al mio compagno di squadra che mi aspettava per percorrere la frazione in bici.
Per avere un’idea sommaria della difficoltà di fare sport con la mia invalidità, un normo dotato può immaginare di fare le stesse cose che faccio io con uno zaino pesante 20 kg sulle spalle.